Considerato, con i fratelli, tra i maggiori artefici della lotta partigiana nell’Alto Milanese venne arrestato dai fascisti e sottoposto ad orrende torture e sevizie fino a cavargli gli occhi dalle orbite. Caricato su un’auto venne scaraventato sulla strada che da Busto porta a Cassano Magnago dove uno degli squadristi gli sparò due colpi di pistola alla nuca.
Pietro Pezzotta (detto Scalabrino) medaglia d'argento al V.M.
A seguito di un bombardamento riuscì a fuggire dal carcere di Parma (compagno di cella con il De Bernardi). Rifugiatosi in montagna, durante un combattimento venne ferito e fatto prigioniero. Dopo terribili torture venne fucilato a Finero, in Val Canobina, insieme ad altri partigiani il 23 giugno 1944.